Font di carattere, carattere di un font
Cos’è un carattere tipografico, quali tipologie di font esistono e chi li disegna, dal piombo ai pixel
Un carattere tipografico è un insieme di caratteri coerenti dal punto di vista formale. Non dobbiamo pensare solo alle lettere dell’alfabeto ma anche ai segni di interpunzione e ai simboli, come asterisco, parentesi, simboli delle valute e perfino alla chiocciolina della posta elettronica. Sono, di fatto, gli elementi costituitivi del testo stampato, a prescindere dal messaggio, dal suo scopo e dal supporto scelto.
Carattere o font?
Spesso “carattere tipografico” e “font tipografico” vengono considerati sinonimi ma non lo sono. Il font è infatti la versione digitale di un dato carattere tipografico: il suo file, per capirci, caricabile sul vostro computer e selezionabile da qualsiasi editor di testo o impaginatore grafico per applicare quel determinato carattere tipografico a un titolo o a un testo.
Anche se potremmo pensare a un termine di origine inglese (come per tutti i termini informatici), “font” deriva in realtà da “fonte”, un vocabolo del francese medievale che in origine significava “fuso”. La sua radice latina è infatti la stessa che ha generato il nostro “fondere”, e non a caso: la macchina da stampa a caratteri mobili inventata dal Gutenberg alla metà del Quattrocento utilizzava caratteri metallici ricavati per fusione.
Glifi, pesi, corsivi, bold…
Ogni font (usiamo questo termine digitale solo per comodità) è costituito da una famiglia di caratteri tipografici, più o meno estesa. Oltre alla sua versione normale (chiamare Roman o Regular) esiste infatti sempre anche la variante corsiva (Italic), quella compressa (Condensed) o espansa (Extended), oltre a numerose varianti nelle quali a cambiare è il peso del font, ovvero il suo spessore, che può andare dall’Extra Light (molto sottile) all’Extra Bold (molto spesso). Se invece che sul carattere tipografico (Garamond, Calibri, Bodoni, Helvetica…) concentriamo la nostra attenzione sul singolo carattere (la lettera A, per esempio), scopriamo che esso prevede diversi glifi, ovvero varianti: A, a, a, a…
Tipologie di caratteri
Fatto un po’ d’ordine nella terminologia, veniamo alla parte interessante della storia: le tipologie di caratteri che è possibile individuare.
Nelle scuole di grafica si insegna che i caratteri si dividono in due categorie, i “serif” e i “sans serif” due termini (anche questi francesi) che significano “con grazie” e “senza grazie”. A dire il vero si tratta di due macro-categorie (“bastoni” e “graziati”) che contengono diverse altre tipologie di font (lapidari, bodoniani, scritti, ornati, medievali, fantasie…), ad ognuna delle quali possono essere ascritti centinaia se non migliaia di font dalla personalità anche molto diversa. Il fatto che ne esistano così tanti è facile da spiegare se pensiamo che sono nati in epoche diverse, con sensibilità stilistiche diverse e diverse possibilità tecnologiche.
Chi disegna i font?
Per lungo tempo gli inventori dei caratteri tipografici sono stati tipografi, editori, produttori di macchine da stampa o di fonderie ed orafi. Oggi esistono figure specializzate nel font design, con una preparazione grafica specifica. Tanti i nomi italiani di levatura internazionale: accanto a figure quasi mitiche (come Luca Pacioli, Aldo Manuzio, Francesco Griffo, Panfilo Castaldi e Giambattista Bodoni) vale la pena citare, per creatività e prolificità, Aldo Novarese (1920-1995). A lui dobbiamo circa 200 famiglie di font, una trentina dei quali creati per la Fonderia Nebiolo di Torino, tra il 1880 e il 1978 l'unica fonderia italiana di rilievo europeo. Qui, insieme ai caratteri tipografici in lega di piombo, venivano prodotte anche le macchine da stampa che li impiegavano.
Altro nome degno di essere ricordato è quello del bolognese Francesco Simoncini, proprietario di un'officina tipografica. Nel secondo dopoguerra iniziò a fabbricare matrici per macchine da stampa Linotype che riscossero un successo internazionale. Simoncini continuò ad arricchire (da autodidatta) il suo sistema di nuovi caratteri, rivelandosi un grande innovatore nel campo del design di caratteri tipografici. Tra i font da lui creati, passati sotto gli occhi di milioni di lettori per oltre quarant'anni e tutt'ora apprezzati in tutto il mondo, ricordiamo il Garamond Simoncini, utilizzato da Einaudi e divenuto un carattere iconico dell’editoria italiana, e il Delia, progettato per gli elenchi telefonici.
A lui è stata dedicata una mostra tenutasi a Bologna nel 2017 a cura di Elisa Rebellato e Antonio Cavedoni. Quest’ultimo, sassolese di origine, è il type designer che per Apple ha creato la famiglia di caratteri che va sotto il nome di San Francisco, destinata all’Apple Watch lanciato nel 2015, quando il colosso di Cupertino (di cui Cavedoni era allora dipendente) necessitava di un carattere ben leggibile sui ridotti schermi ad alta risoluzione da indossare al polso.
Questo riporta la nostra attenzione sulle funzioni di un font. Oltre alla leggibilità, condizionata dal mezzo e dal contesto (pensiamo a quanto è diverso leggere su carta o su schermo, un bugiardino piuttosto che un cartellone pubblicitario), va tenuto conto di aspetti stilistici legati alla sensibilità estetica e agli influssi culturali di ogni epoca.